Automotive in crisi. Landini si rivolge al mondo politico

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura

Anche i settori più forti in Italia sono stati colpiti dalla crisi generata dal Covid-19. Dopo l’SOS lanciato dal Mondo del Calcio, in particolare dal Presidente Figc, nei giorni scorsi, segue anche il settore Automotive con Landini.

E mentre la Figc ha inviato un documento alla Presidenza del Consiglio in cui si sottolinea che “le gravi ripercussioni economiche generate dall’emergenza pandemica da Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento a cui si sono sottoposti i Club professionistici sono diventate ormai insostenibili mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intero comparto.Siamo ad un bivio – dichiara il Presidente della Figc Gabriele Gravina – dobbiamo agire con celerità per impedire che la crisi del calcio professionistico obblighi i Club al blocco dell’attività”, fa lo stesso anche il settore Automotive che nonostante gli inventivi per le ibride é stato duramente colpito.

Maurizio Landini il segretario generale della Cgil, afferma a Firenze a margine dell’assemblea generale di Cgil Toscana:  “Abbiamo chiesto un incontro al presidente del Consiglio per essere in grado di poter fare un’operazione anche di politica industriale perché le aziende, che in modo da far west hanno aperto procedure di chiusura degli stabilimenti, sono tutti nel settore automotive. E’ evidente che è necessario che su quel settore si faccia un provvedimento straordinario – ha sostenuto Landini – ed allo stesso tempo si apra un tavolo di trattativa perché questo processo, sia sul piano dell’occupazione sia sul piano dell’innovazione e degli investimenti, deve gestire un processo che durerà diversi anni, quindi è chiaro che su questo noi rivendichiamo che ci sia una risposta. Chiediamo al Governo che a partire dalle vertenze più importanti convochi quei tavoli e faccia ritirare le procedure di licenziamento per poter aprire una discussione di merito – ha concluso Landini – Non è accettabile non solo per i lavoratori ma anche per il nostro Paese, che multinazionali o fondi, pensino di poter agire in questo modo”.

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