Banche USA: come le perdite non realizzate hanno gonfiato i bilanci

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
Finanza ed economia

(BorsaeFinanza.it)

Il crollo di Silicon Valley Bank ha portato alla luce un problema che le banche USA si trascinano dietro da diverso tempo, ossia quello della perdite non realizzate. Molti istituti di credito hanno nell’attivo patrimoniale una grande quantità di obbligazioni, che hanno acquistato negli anni come strumento di garanzia nell’ambito della gestione di portafoglio. Quando la Federal Reserve, a partire da marzo 2022, ha cominciato ad alzare i tassi d’interesse, il valore di questi titoli a reddito fisso è diminuito. Infatti, nel momento in cui i tassi e quindi i rendimenti sul mercato salgono, i prezzi dei bond già emessi scendono in modo tale che i rendimenti si allineino con quelli delle obbligazioni di nuova emissione.

Quindi, potenzialmente, le banche subiscono delle perdite. Queste ultime però non sono tali se gli asset vengono portati fino alla scadenza. Ecco perché le perdite sono non realizzate. Il problema che ha innescato la crisi bancaria, portando al fallimento di SVB e non solo, è sorto allorché i depositanti hanno cominciato a ritirare il denaro in quanto non conveniva mantenerlo in banca ma impiegarlo in alternative più redditizie. Ciò ha costretto gli istituti di credito a liquidare le obbligazioni per far fronte ai deflussi dai depositi e le perdite da non realizzate che erano sono diventate reali.

Banche USA: i rischi reali delle perdite non realizzate

Il problema si pone per tutte le banche. Qual è la situazione reale delle perdite non realizzate? Uno studio condotto dal Wall Street Journal ha preso in esame sei grandi banche USA: Charles Schwab, PNC Financial Services Group, JP Morgan Chase, Truist Financial Corp., U.S. Bancorp e Wells Fargo. Queste aziende di credito sono state in grado di abbellire i propri bilanci sfruttando la regola contabile di segnalare le attività sotto la voce “tenute fino alla scadenza” e non “disponibili per la vendita”. In questo modo hanno potuto segnalare livelli robusti di capitale, quando in realtà il loro attivo valeva di meno.

Complessivamente, il valore delle obbligazioni “tenute fino alla scadenza” ammontava a 1.140 miliardi di dollari al 31 dicembre 2022, con una crescita importante rispetto ai 681 miliardi di dollari dell’anno precedente. La cifra è di 118 miliardi di dollari superiore rispetto al valore di mercato equo delle obbligazioni. Questo significa che ci sono 118 miliardi in ballo che gonfiano il bilancio delle società, corrispondenti al 18% del patrimonio netto totale delle stesse. La discrepanza tra i valori dichiarati e quelli effettivi degli asset delle banche USA fa crescere la preoccupazione sul fatto che una buona parte del


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