Contratto a tempo determinato, cosa deve avere dopo le nuove regole

Di Redazione FinanzaNews24 2 minuti di lettura
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(Money.it) Con il nuovo decreto Lavoro (Dl 48/2023) cambia la disciplina del contratto a tempo determinato, che lascia alle parti un importante margine di discrezionalità, soprattutto riguardo alla definizione delle causali per il rinnovo. Il sistema delle causali era stato progressivamente abbandonato a causa dei conflitti sorti fra i datori di lavoro e indipendenti; perciò, con questo ritorno servirà prestare molta attenzione. Da una parte, il decreto Lavoro pone alcuni paletti per il rinnovo senza causa, nel tentativo di limitare in questo modo la totale liberalizzazione del contratto a termine. D’altro canto, tuttavia, l’ampia delega conferita alle parti manca di tutela per i lavoratori non rappresentati da un’adeguata regolamentazione dei contratti collettivi.

Contratto a tempo determinato, cosa deve avere con le regole del nuovo decreto Lavoro

Con le nuove regole, per rinnovare un contratto a tempo determinato o prorogarlo oltre il termine di 12 mesi bisogna innanzitutto rifarsi alla regolamentazione dei contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali. Spetta a questi ultimi, secondo il decreto Lavoro, stabilire quali sono i casi che ammettono il rinnovo e la proroga.

Dal decreto, infatti, sparisce qualsiasi forma di indicazione precisa sull’individuazione delle causali e non vi è nemmeno più riferimento alle “esigenze tecniche, organizzative e produttive” previste all’origine del sistema delle causali in modo a sé stante. Sostanzialmente, tutto è rimesso alla disciplina collettiva, quando presente, o


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