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Mondo del Lavoro

Cosa cambierà per i nuovi pensionati di domani

Di Valentina Ambrosetti
lunedì 2 Novembre 2020 - 9:21
2 minuti di lettura
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i nuovi pensionati di domani
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I nuovi pensionati di domani, potrebbero percepire l’assegno ridotto fino al 40% del loro stipendio.

Le nuove generazioni di giovani che andranno in pensione, rischiano di percepire una pensione nettamente ridotta.

Uno studio condotto da Progetica e Moneyfarm, ha analizzato vari dati, e ha previsto degli scenari contributivi e le situazioni economiche dei lavoratori che arriveranno a fine carriera.

I dati che sono stati elaborati sono il decennio di nascita e il sesso, per un totale di 8 profili rappresentativi di 3.251.626 cittadini italiani. Si tratta di uomini e donne nati nel 1960, 1970, 1980 e 1990, che ora hanno 60, 50, 40 e 30 anni.

Per gli otto profili, la pensione dovrebbe essere mediamente 1.337 euro al mese, ma è bene ricordarsi che cambierà il tasso di sostituzione, cioè la percentuale tra la prima rendita di pensione completa e l’ultimo reddito annuo completo.

Ad esempio, ipotizzando che un dipendente con un tipo di lavoro continuativo e con i contributi regolari a partire dai 25 anni, i nati nel 1960 riceveranno in media, il 71% della loro retribuzione. Per i pensionati di domani, cioè i nati nel 1990, l’assegno pensionistico potrebbe essere il 40%.

Un crollo dell’assegno pensionistico prevedibile a causa dei vari problemi, di crisi economica, che l’Italia sta attraversando.

Inoltre lo studio condotto da Progetica e Moneyfarm, mette in analisi le lavoratrici donne

Il divario è evidente: le pensioni che saranno corrisposte alle donne, saranno: dal 17% o 18% per i 30-40 anni al 21% o 22% per i 50-60 anni.

Le ragioni di questo enorme divario, per le generazioni di futuri pensionati, è il sistema contributivo italiano, che a causa dei vari cambiamenti economici del paese, ne risente e ne risentirà indubbiamente.

Di fatti i dati dimostrano che solo il 35% dei lavoratori hanno deciso di destinare il TFR sotto forma di previdenza integrativa. Invece solo il 23% dei lavoratori versa i contributi ai fondi pensionistici, e inoltre tra questi, 2 milioni hanno smesso di pagare.

TAGGATO:pensionati
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