Fintech e le nuove start up del Belpaese

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura
fintech startup

Sono 326 le startup fintech italiane che operano principalmente nel settore bancario (soluzioni per conti bancari, wallet e pagamenti, gestione delle finanze personali, prestiti e finanziamenti), servizi di investimento, servizi tecnologici focalizzati sul mondo finanziario e assicurazione. Questa categoria include, ad esempio, soluzioni di sicurezza informatica, software di analisi della sicurezza o strumenti di certificazione dell’identità digitale.

L’Osservatorio Fintech & Insurtech ha analizzato 149 di queste startup, esaminandone i modelli di business, le offerte innovative e le relazioni con l’ecosistema. Le startup italiane orientano il loro modello verso un’architettura aperta, aperta alle alleanze con altri partecipanti finanziari e non (nel 50% dei casi). Questa sinergia è trainata principalmente dal supporto tecnologico che le startup possono fornire a questi attori.

Tuttavia, le startup italiane Fintech e Insurtech sembrano essere meno inclini a collaborare con altre startup. Inoltre, vedono altre startup come i loro principali concorrenti, ancor più delle istituzioni finanziarie e delle compagnie assicurative.

In termini di finanziamenti ricevuti, le startup italiane devono ancora raccogliere capitali significativi. Il volume raccolto a dicembre 2019 da tutte le startup Fintech & Insurtech italiane è di 654 milioni di euro, con una media di soli 2,6 milioni di euro per startup, che diventa ancora più basso se si escludono i prestiti molto più consistenti dei due principali partecipanti a questo processo, ovvero le startup Prima Assicurazioni e Moneyfarm.

Le API, acronimo di Application Programming Interface, sono le tecnologie più utilizzate dalle startup italiane, seguite da data analysis e intelligenza artificiale (soprattutto nel settore assicurativo), blockchain, tecnologie di ledger distribuito (DLT) e IoT.

Di grande interesse per il mondo della tecnologia finanziaria in Italia è il tema della cosiddetta “Sandbox normativa” prevista dal legislatore attraverso un recente emendamento alla legge che trasforma l’Ordinanza Crescita.

Il motivo principali che spinge le startup fintech italiane a richiedere una Sandbox italiana è cercare supporto alla crescita come mezzo per ridurre i costi di nuove soluzioni e prodotti con minor time to market, al fine di generare fiducia indiretta tra gli stakeholder.

La creazione di una Sandbox italiana è considerata vantaggiosa, in particolare per quelle startup Fintech e Insurtech che operano nei settori Wallet & Payments, Crowdfunding e Proptech (cioè proprietà della tecnologia, applicazione della tecnologia nel settore immobiliare), indipendentemente dal fatto che siano già incluse. all’interno di un perimetro regolamentato dalla Banca d’Italia o da altri enti. Le startup che trovano meno utile la sandbox sono invece quelle della cybersecurity, delle assicurazioni e della consulenza finanziaria.

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