Gender Gap: inizia tra i banchi di scuola. STEM vs studi umanistici: non è una questione di genere ma di attitudine

Di Antonia De La Vega 4 minuti di lettura
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Negli ultimi anni è stata attivamente incoraggiata e promossa la presenza delle donne in ambito STEM, tradizionalmente considerato maschile. Infatti, sono ancora pochissime le ragazze che hanno scelto quel percorso universitario. Lo stesso accade nelle discipline umanistiche per uomini, dove la percentuale di uomini è ancora più bassa. Perché gli uomini non sono incoraggiati a sperimentare aree considerate più femminili nell’immaginario convenzionale?

Le materie STEM sono quelle che fanno parte delle discipline della Scienza, della Tecnologia, dell’Ingegneria e della Matematica. Queste aree sono considerate stereotipicamente maschili. Eppure nel nostro Paese sono poche le donne che lavorano in questo tipo di disciplina, e la quota di giovani uomini nelle facoltà umanistiche è ancora più bassa: 18%. Nonostante ciò, gli uomini sono meno incoraggiati a sperimentare aree di studio tradizionalmente considerate più femminili. che ci siano materie femminili e maschili è ben consolidato e inizia già a scuola, dove anche le persone che insegnano inconsciamente trasmettono questo tipo di stereotipi.

Anche in molte famiglie, fin dai primi anni, questo tipo di pregiudizio si trasmette a figli e figlie. Secondo il rapporto Almalaurea 2021, in Italia sono 291mila le persone con istruzione terziaria.
Pertanto, la discriminazione che porta alla disuguaglianza di genere e al divario di genere si verifica quando si entra nel mondo del lavoro. È anche importante notare che l’Italia ha pochissimi laureati rispetto alla media europea. Secondo Eurostat, l’Italia resta all’ultimo posto dei Paesi Ue per percentuale di laureati: il 29% della popolazione nella fascia di età 25-34 anni (dati 2020). L’indicatore italiano è in fondo alla classifica dei paesi dell’UE, solo la Romania è più alta (25%).

Ecco perché, in generale, sarebbe importante mandare più giovani a studiare nelle università e ad agire su tutti i fronti. Da un lato, promuovere e incoraggiare le giovani donne allo studio delle STEM, in cui sono ancora sottorappresentate e mancano ancora di molti modelli di riferimento (basti pensare che il numero di premi Nobel per la scienza vinti da una donna è solo undici volte inferiore – e un altro incentivo per gli uomini ad andare alle discipline umanistiche.

Diversi studi mostrano come un ambiente diversificato sia più innovativo e più produttivo. E questo vale anche per i lavori di cura e di istruzione, dove è difficile trovare lavoratori di sesso maschile che sarebbero invece una risorsa preziosa per la società in generale, un settore in cui sono ancora sottorappresentati a causa di stereotipi.

Inoltre, le discipline STEM tendono ad essere più richieste e meglio pagate di altre materie. La filosofa Martha Nussbaum, nel suo libro Not for Profit because Democracy Needs a Humanist Culture, dichiara che la ricerca nelle discipline umanistiche e nelle arti è “fondamentale” per il progresso della scienza e della società. E invita gli uomini a impegnarsi di più: non si tratta di difendere la superiorità di un tipo di formazione sull’altro: Nussbaum difende l’importanza della flessibilità mentale che deriva dalla formazione nelle arti liberali, anche per chi opera in campo scientifico o tecnoeconomico.  Nussbaum spiega che sarebbe auspicabile anche una maggiore presenza del genere maschile in questi temi, per un vero cambiamento culturale.

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