I lavoratori più ricercati post pandemia

Di Antonia De La Vega 4 minuti di lettura
lavoratori ricercati

La pandemia ha finalmente messo l’innovazione e la tecnologia in cima all’agenda delle imprese italiane, anche più della media europea. Secondo un sondaggio di PageGroup, infatti, prima dell’epidemia di virus, innovazione e tecnologia erano una priorità per il 43% delle piccole imprese (fino a 50 dipendenti), il 47% delle medie imprese (da 50 a 250 dipendenti) e il 57% delle grandi (più di 250 dipendenti). Tuttavia, dopo l’emergenza, sono diventate una priorità per il 63% delle piccole e grandi imprese e per il 67% delle medie imprese.

Una società internazionale di personale guidata dai marchi Page Executive Michael Page e Page Personnel ha intervistato 1.160 aziende europee un anno dopo lo scoppio della pandemia per scoprire come hanno risposto all’emergenza Covid-19. L’indagine ha coinvolto 250 aziende italiane, di piccole, medie e grandi dimensioni.
PageGroup ha esplorato quali numeri sono le aziende più attente alle sfide del mercato e quali sono già presenti nei gruppi di lavoro di oggi. In questo senso, vale la pena menzionare il numero di cto (direttore tecnico) già inclusi nella lista del 63% delle nostre aziende, che corrisponde anche alla media europea (62%). Si riconosce anche una crescente importanza nella gestione dei dati: il 40% delle aziende italiane impiega data scientist (45% in Europa), e questa percentuale crescerà nei prossimi anni.

Quando si tratta di priorità di investimento, le relazioni con i clienti sembrano un’esigenza primaria per le nostre aziende, che investiranno il 44% delle proprie risorse nella digitalizzazione delle relazioni con i clienti e nei servizi CRM/ERP. Il trend è dovuto anche al fatto che il 30% delle aziende italiane ha incontrato difficoltà su questo fronte nell’ultimo periodo, e il motivo potrebbe essere che solo il 33% delle nostre aziende ha un responsabile CRM nel proprio team. La chiave è definire la strategia di relazione con il cliente.

All’elenco delle priorità si è aggiunto anche l’investimento nel talento, che va di pari passo con le principali aree di investimento in tecnologia, secondo l’indagine.

Un altro punto individuato durante il sondaggio PageGroup riguarda il tema della sicurezza informatica. Nonostante il numero di attacchi informatici sia in rapida crescita, molte aziende ancora non percepiscono come prioritari gli investimenti in sicurezza: solo il 17% per le piccole imprese e il 29% per le medie imprese. Tuttavia, le aziende più strutturate hanno maggiori conoscenze, quindi gli investimenti in cybersecurity sono previsti nel 46% dei casi. E qui si punterà a colmare il divario nella direzione di un aumento degli investimenti in questo settore.

Per quanto riguarda le principali sfide che sono state affrontate nell’ultimo periodo, la maggiore è stata la conquista di nuovi segmenti di mercato che le aziende di tutte le dimensioni hanno affrontato. Quasi la metà delle aziende intervistate (47%) ha infatti evidenziato l’enorme sfida di creare nuove opportunità di business nel recente periodo. A soffrirne maggiormente sono le medie imprese (51%), seguite dalle piccole (46%) e, infine, dalle grandi (43%).

Ma come si sono adattate le aziende italiane alla nuova situazione? Le piccole imprese hanno dovuto affrontare maggiormente la rivoluzione per fronteggiare l’emergenza: il 43%, infatti, ha diversificato il proprio modello di business, contro il 37% delle medie imprese e il 30% delle grandi imprese. La situazione è opposta quando si parla di lavoro a distanza, accettato dal 54% delle grandi imprese, da oltre il 40% delle medie imprese e dal 37% di quelle piccole.

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