I medici di pronto soccorso scendono in piazza a Roma

Di Valentina Ambrosetti 2 minuti di lettura
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I medici del pronto soccorso in commossa, neanche il covid ha fatto comprendere le urgenze e il bisogno di personale. La Simeu lancia l’allarme e le strutture che garantiscono il soccorso e le cure in emergenza sono alle corde

I medici dei pronto soccorso italiani scendono in piazza a  Roma contro l'”impoverimento” del Servizio sanitario nazionale, che sta “perdendo uno dei suoi pilastri fondamentali: le strutture che il soccorso e le cure in emergenza e emergenza”. La Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza afferma “si sono contati un totale di 24 milioni di accessi in pronto soccorso, orientativamente un’emergenza ogni 90 secondi. Oggi non solo non diminuiscono, ma conte. Nel 2021 le performance peggiorano perché le capacità di risposta si sono cresciuti”.

Andrea Fabbri, responsabile del Centro studi e ricerche Simeu afferma: “Oggi mancano all’appello 4.000 medici che rappresentano circa il 30% della struttura organica necessaria per far funzionare adeguatamente i pronto Soccorso e questo non è solo un numero che impressiona per la sua grandezza: Non sappiamo come potremo affrontare l’inverno. Solo negli ultimi due anni, dall’inizio della pandemia, abbiamo subito una perdita netta complessiva di circa 2.000 medici. In realtà il depauperamento degli organici di pronto soccorso viaggia a un ritmo ancora più veloce: circa 2000 medici solo nell’ultimo anno. Questi numeri ci indicano che ogni due professionisti che abbandonano troviamo una sostituzione solo per uno di essi. Viviamo ormai in un perenne stato di allerta e ogni giorno è peggiore di quello precedente”.

Si unisce anche la voce del presidente nazionale Simeu, Salvatore Manca : “accomunati da competenze e passione, vogliono sensibilizzare cittadini e decisori sulla drammatica crisi che incombe sulla nostra attività. Il nostro messaggio è drammaticamente banale: senza un’emergenza urgenza efficace, senza un servizio di pronto soccorso strutturato e all’altezza delle reali necessità, non può esistere un efficiente Servizio sanitario nazionale. Parliamo a ragion veduta, perché nonostante le carenze continuiamo a mantenere in funzione i servizi. Ma siamo arrivati in fondo”.

 

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