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I soldi prestati in vita rientrano nell’eredità?

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(Money.it) Sapendo ciò che la legge prevede sulle donazioni, ci si chiede se anche i soldi prestati in vita rientrano nell’eredità. Come si evince dalla dicitura stessa, il prestito di denaro è completamente diverso dalla donazione, in quanto prevede la restituzione. Di conseguenza la disciplina successoria a riguardo non può essere la stessa, anche se anche i prestiti elargiti hanno un effetto importante sulla massa ereditaria. Oltretutto, la normativa riguardo al rapporto fra i soldi prestati in vita e il patrimonio ereditario può agevolare o svantaggiare gli eredi, a seconda dei casi.

Donazione o prestito: le differenze

La differenza ovvia – ma non ovviamente desumibile – tra donazione e prestito è che il secondo prevede una restituzione, mentre lo stesso istituto della donazione esclude una ipotesi simile. Nel concreto, poi, si può stabilire se è avvenuta una donazione oppure un prestito secondo la volontà comune delle parti.

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Si presuppone, infatti, che chi ha dato i soldi e il ricevente avessero concordato in precedenza a che titolo sarebbe dovuto avvenire il trasferimento. Possono comunque esserci delle discrepanze, eventualmente anche dei fraintendimenti, soprattutto se chi ha regalato (o prestato) i soldi è ormai deceduto. Stabilire se si trattasse di una donazione o di un prestito è però molto importante soprattutto in tema di eredità; perciò, in queste occasioni il giudice deve decidere sulla base dei criteri oggettivi a disposizione.

Affinché si possa parlare con certezza di donazione, si deve quindi rintracciare il cosiddetto animus donandi del donante, ossia la sua intenzione e predisposizione nel compiere un atto di donazione. In altre parole, deve essere chiaro che ci fosse la volontà di arricchire

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