Il caso FCA: approfondimento

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
Wall Street

A complicare i piani del governo, già alle prese con più di un dossier caldo che rischia di far saltare in aria la banca un giorno e l’altro, il “caso” FCA. Il prestito da 6,3 miliardi che il consiglio di Agnelli-Elkann ha chiesto Banca Intesa Sanpaolo attraverso la legittima garanzia statale di SACE (Cdp). Secondo molti nasconde più di alcuni retroscena e voci degne di una storia di spionaggio dal grande schermo, ricostruita da Dagospia che oggi torna al litigio, cercando di ricostruire i passaggi.

La pandemia non fermerà la fusione FCA-PSA e proprio in questa prospettiva viene inserito il “tesoro italiano”. “I 6,3 miliardi di finanziamenti in Italia sono necessari per far funzionare Exor, confermando l’eccesso di dividendo miliardario (di circa 5,5 miliardi) che è la base dell’operazione con i francesi”.

La crisi generata dal coronavirus e il conseguente crollo del mercato automobilistico hanno ovviamente rovinato la festa di Elkann. Ed ecco l’operazione con PSA presentata come una fusione alla pari. Ma osserva Dagospia, “è facile dire 50-50: l’amministratore delegato sarà francese, solo la presidenza andrà a Elkann, comunque” operativa “. Estrarre i soldi per sostenere FCA Italia dal forziere olandese avrebbe significato mandare la fusione a monte, perché tutti i calcoli sarebbero sbilanciati “.

Il ministro Gualtieri

Nelle ultime ore, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha pensato di porre fine alla controversia politica innescata dalla richiesta della FCA. Ha cercato di dire la verità senza convincere tutti a chiarire il profilo dell’operazione: un prestito, non un dono. Abbiamo chiesto a FCA ulteriori impegni rispetto a quelli esistenti – continua il proprietario del MEF – incluso il rafforzamento e la conferma di tutti gli investimenti in Italia. Abbiamo anche detto di no ai trasferimenti. La garanzia statale è collegata a queste condizioni. Anche perché stiamo parlando di una grande multinazionale globale che si trova negli Stati Uniti e sta attualmente negoziando una fusione con PSA in Francia e che abbiamo il dovere, come governo, di rimanere ancorati in Italia “.

Cosa potrebbe andare storto?

Ma è proprio su questo punto che Dagospia fa avanzare più di qualche dubbio: “Il denaro dell’azienda non è in Italia. Nemmeno quello degli Elkann: sia FCA che Exor hanno sede nei Paesi Bassi. Quindi per lo stato italiano è quasi impossibile controllare cosa faranno con i soldi ottenuti. SACE riuscirà davvero a farsi strada nelle sfuggenti volte olandesi? Soprattutto quando tra qualche mese il controllo dell’azienda passerà oltre le Alpi? “.

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