Il Mediterraneo è sempre più a rischio

Di Alessio Perini 3 minuti di lettura
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Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio climatico ENEA di Lampedusa, nell’ultimo quarto di secolo la CO2 è aumentata del 15%, il metano del 9% e la temperatura media di circa 0,5°C, insieme alla frequenza delle onde e all’intensità del calore.

Il Mediterraneo è sempre più esposto al rischio di aumento delle emissioni, in particolare di CO2 e metano, e di ondate di caldo.

Lo dimostrano i dati presentati dall’ENEA nell’ambito di un evento organizzato in occasione del 25° anniversario dell’Osservatorio climatico ENEA di Lampedusa, il centro internazionale per lo studio dell’evoluzione del clima e delle sue principali variabili. I sondaggi mostrano che nell’ultimo quarto di secolo la CO2 è aumentata da circa 365 a 420 parti per milione (+15%), il metano da circa 1.825 a 1.985 parti per miliardo (+9%) e le temperature medie sono aumentate. di circa 0,5 °C unitamente alla frequenza e all’intensità delle ondate di calore. Prima della rivoluzione industriale il contenuto atmosferico di CO2, uno dei principali gas serra prodotti dalle attività umane e che incidono sul clima, era di circa 280 parti per milione, e nel 1992, quando si iniziò a misurare il biossido di carbonio a Lampedusa, era di circa 350 parti per milione. parti per milione”, sottolinea Alcide di Sarra, del Laboratorio di Osservazione e Misura dell’Ambiente e del Clima dell’ENEA. “Ad oggi abbiamo registrato 420 ppm, con un fortissimo incremento negli ultimi 25 anni di circa il 15% e un tasso di crescita annuo che è passato da 1,7 ppm all’anno a circa 2,6 ppm all’anno”.

Questo aumento, insieme all’aumento di temperatura che stiamo registrando, è preoccupante anche per la possibile riduzione della funzione di assorbimento della CO2 in eccesso che normalmente l’oceano e la vegetazione svolgono.

Lampedusa contribuisce alle principali reti di osservazione mondiali ed europee fornendo informazioni integrate sui settori marino, terrestre e atmosferico, oltre a fornire un quadro generale del ciclo del carbonio nella regione mediterranea che sia rappresentativo di quanto sta accadendo a livello globale. La scala alla quale il cambiamento climatico sta avendo il maggiore impatto. Le sue ridotte dimensioni, la mancanza di rilievi, nonché la sua posizione lontana dai continenti e l’impatto delle emissioni antropiche e della vegetazione ne fanno un luogo ottimale, anche per verificare e confermare  le osservazioni dallo spazio.

L’Osservatorio Atmosferico viene utilizzato anche per studiare altre grandezze fondamentali che influenzano la radiazione solare e infrarossa e il ciclo dell’acqua, tra cui vapore acqueo, nuvole, aerosol e altri gas serra come il protossido di azoto (N2O), i composti alogenati e il metano (CH4), responsabile di oltre il 30% del riscaldamento climatico antropogenico.

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