Il vino è più buono se costa di più: l’Università di Bonn ci spiega cosa accade nel nostro cervello

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura
vino italiano

Varrà anche per il vino la logica secondo la quale la qualità si paga? A spiegarci cosa accade e come vengono alterate le nostre percezioni è una ricerca svolta dagli studiosi  dell’Università di Bonn

Questi studiosi attraverso una serie di esperimenti  hanno fatto luce proprio sui processi che si innescano nel nostro cervello quando beviamo un vino che sappiamo essere costoso: il consumatore medio infatti vive l’effetto placebo del marketing e per lo stesso identico vino dirà che ha un sapore migliore quello con prezzo più alto.

Gli scienziati hanno scoperto che il centro decisionale e motivazionale del cervello gioca un ruolo fondamentale nel verificarsi delle percezioni e può anche generare delle distorsioni.  Il prof. Bernd Weber, direttore ad interim del Center for Economics and Neuroscience (CENs)  spiega: “L’effetto placebo del marketing ha i suoi limiti: se, ad esempio, viene offerto un vino di qualità molto bassa a 100 euro, il risultato sarebbe prevedibilmente assente“.

Come è stato effettuato lo studio

I ricercatori hanno fatto i test servendo un vino rosso di qualità medio-buona con costo a bottiglia al dettaglio intorno ai 12 euro. Durante la somministrazione ai campioni hanno dato vino  in degustazione derivante sempre dallo stesso prodotto, hanno solo modificato  il prezzo attribuito al vino servito indicando un costo dai 3 ai 18 euro. Il campione scelto per lo studio era formato da 30 partecipanti, di cui 15 donne e 15 uomini, con un’età media di circa 30 anni.

La professoressa Hilke Plassmann dell’INSEAD Business School riferisce che: “Come previsto, i soggetti hanno affermato che il vino con il prezzo più alto aveva un sapore migliore di uno apparentemente più economico. Il prezzo maggiorato ha creato sui soggetti in esame una maggiore aspettativa sulla qualità di ciò che stavano per ricevere, falsando la loro valutazione gustativa del vino ritenuto erroneamente migliore e le misurazioni dell’attività cerebrale hanno confermato quanto fin ad oggi era rimasto certo solo su un piano puramente empirico”.

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