(QuiFinanza.it) Attraverso il prelievo forzoso lo Stato ha la possibilità di prelevare dei soldi direttamente dal conto corrente dei contribuenti contro la loro volontà. Uno dei casi più famosi, nei quali la Repubblica italiana ha fatto ricorso proprio al prelievo forzoso, è stato nel 1992, quando il governo tecnico guidato da Giuliano Amato aveva istituito un’imposta straordinaria sull’ammontare dei depositi bancari e postali, che erano detenuti presso le banche e gli istituti per il credito a medio periodo.
A metà luglio il prelievo forzoso è tornato d’attualità, perché Matteo Renzi aveva denunciato che nella riforma del fisco, la quale è stata approvata in questi giorni dal governo Meloni, avrebbe permesso all’Agenzia delle Entrate di accedere ai conti correnti dei contribuenti per portare via loro i soldi delle tasse o delle multe. Cosa è successo in realtà? E soprattutto cosa prevede in realtà la delega fiscale che è stata approvata venerdì 4 luglio 2023 alla Camera?
Prelievo forzoso: cosa era stato previsto
A cosa faceva riferimento Matteo Renzi? Ma soprattutto cosa prevede in realtà la delega fiscale per quanto riguarda il prelievo forzoso. Fortunatamente i dubbi di Matteo Renzi si sono sgonfiati.
La norma a cui faceva riferimento l’ex premier era stata inserita all’interno dell’articolo 16 della Legge Delega e prevedeva la possibilità di potenziare l’attività di riscossione coattiva dell’agente della riscossione. Questa attività poteva essere potenziata anche attraverso la razionalizzazione e l’automazione della procedura di pignoramento dei rapporti finanziari. Questi compiti possono essere assolti anche attraverso dei meccanismi di cooperazione applicativa sin dalla fase della dichiarazione stragiudiziale del terzo.
Il dibattito pubblico sul prelievo forzoso era stato aperto da quanto inserito all’interno dell’articolo 16 della Delega Fiscale, il quale prevedeva la razionalizzazione e l’automazione della procedura di pignoramento dei conti correnti. Andando a ben vedere, però, all’interno del Codice Civile, da un po’ di anni esiste una norma che permette ai creditori pubblici e privati di interfacciarsi con l’Anagrafe dei conti correnti, per verificare quali siano i redditi del debitore.
Indipendentemente da quanto previsto dalla delega fiscale, i sogge
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