Italia e mondo del lavoro: stipendi sotto la soglia minima e gender gap

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura
Wall Street

Quando si parla di “mondo del Lavoro” la nostra cara Italia non sembra certo “un paradiso” anzi: i dati emersi non incoraggiano.  Le donne guadagnano meno degli uomini e molti stipendi non arrivano a mille euro. La retribuzione media delle donne nel 2021 risulta pari a 20.415 euro. Il 23,8% a meno di 9 euro lordi l’ora, il 16,2% sotto la soglia del Rdc a 7.800 euro l’anno.

Le buste paga delle donne anche per l’anno 2021 sono decisamente più basse di quelle dei colleghi di sesso maschile. Il gender gap non sembra essere migliorato nonostante il mondo politico e i sindacati ne abbiano parlato molto, Le donne hanno una retribuzione media di 24.415 euro, 15% inferiore a quella media complessiva e 25% più bassa di quanto percepito dagli uomini. Ad avvalorare queste differenze è  il XXI Rapporto Inps. Ciò dipende innanzitutto, si legge, dal maggior peso, tra le donne, “sia della componente part-year, per di più con durate medie più corte, sia della componente a part time”. La retribuzione media effettiva pro capite, comunque, al netto della Cig, è stata pari, nel 2021, a 24.097 euro (23.107 nel 2020) quasi in linea con il livello del 2019 (-0,2%) a fronte di un aumento del numero di persone che ha lavorato per frazioni ridotte dell’anno (part-year).

Una triste realtà quella italiana anche per i 3,3 milioni, il 23,8%, di lavoratori che guadagnano meno di 9 euro lordi l’ora, al di sotto dunque della soglia che la politica indica come un auspicabile salario minimo. Retribuzioni dunque che superano di poco i 1.500 euro lordi al mese e questo nonostante si tratti di lavoratori coperti dalle tutele della contrattazione nazionale.

La fotografia del mondo del lavoro raccontata dall’Inps  è una fotografia di un Paese povero e il governo dovrebbe fare qualcosa per affrontare questo tema caldissimo al centro del dibattito politico sociale soprattutto con un’inflazione all’8% e con un potere di acquisto dei salari così basso da non poter garantire neanche l’accesso ai beni di prima necessità.

Il contratto di lavoro non sembra possa più costituire la garanzia a buste paga adeguate se si considera, come registra ancora l’Inps che, con riferimento a ottobre 2021, in 257 Contratti nazionali, che coinvolgono 4,5 mln di dipendenti, il 10% delle retribuzioni mensili effettive si sia collocato al di sotto della soglia di 1.500 euro. All’interno del perimetro contrattuale infatti si registrano “variazioni importanti”: se infatti, dice l’Inps, la retribuzione media giornaliera per i dipendenti a full-time è pari a 98 euro, in 6 tra i contratti principali è inferiore a 70 euro mentre nell’industria chimica è pari a 123 euro.

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