La crescita dei consumi a Natale rischia di essere frenata

Di Antonia De La Vega 4 minuti di lettura
consumi natale

Italiani cauti nelle spese per questo Natale a causa dei preoccupazioni causate dalla pandemia

Quest’anno in regali di Natale verranno spesi 158 euro pro capite rispetto ai 164 dello scorso anno, -8% rispetto al 2019 e oltre il 36% in meno rispetto al 2009. Ne è prova un’analisi dell’Ufficio Ricerche Confcommercio. In totale verranno spesi 6,9 miliardi rispetto ai 7,4 miliardi dell’anno scorso. Dobbiamo soppesare il clima di fiducia nelle famiglie in declino, il forte picco dell’inflazione e l’aumento delle bollette.

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha affermato: “La crescita dei consumi natalizi potrebbe essere limitata da timori di pandemia, inflazione e consumi forzati. Per ripristinare la fiducia occorre accelerare i tagli fiscali previsti, a partire dall’Irpef e dai contributi che le imprese devono versare”.

Allo stesso modo, tenendo conto dei consumi di chi non percepisce questa remunerazione, cioè il lavoro autonomo, la spesa media complessiva delle famiglie a dicembre, comprensiva di affitti, bollette e servizi pubblici, ammonta a 1.645 euro, lo 0,5% in più rispetto allo scorso anno. ma ancora ben al di sotto del livello del 2019 (-7,5%).

Complessivamente, circa 110 miliardi di euro di spesa totale al 10 dicembre sono stati inferiori rispetto al 2019. Solo per la spesa di mercato (beni e servizi), ovvero per cibo, abbigliamento, mobili, elettrodomestici bianchi e marroni, computer, telefoni cellulari e comunicazioni, libri, svago, spettacolo e cultura, giocattoli e self service, hotel, bar e ristoranti, la valutazione è di 76 miliardi, stima Confcommercio. Nel 2020 tali costi, fortemente correlati al benessere economico delle famiglie, sono scesi a circa 66 mila milioni di euro a prezzi correnti.

Dall’andamento dei consumi di mercato su un triennio, si evince che il mese di dicembre, anche nel 2020, anno caratterizzato da un periodo festivo caratterizzato da molte restrizioni, ha rappresentato il periodo più importante in termini di consumi. Le stime fatte per il 2021 non tengono conto dell’improvviso aggravarsi della pandemia. Oltre alla situazione sanitaria, sorgono alcuni problemi dal punto di vista economico.

A novembre il clima di fiducia delle famiglie, pur rimanendo su livelli storicamente elevati, è sceso per il secondo mese consecutivo. Questa situazione, se confermata nei prossimi mesi, potrebbe avere ripercussioni all’inizio del 2022, oltre a ridurre, seppur marginalmente, la spesa per dicembre e regali di Natale. Il peggioramento è in gran parte dovuto alla ripresa dell’inflazione, che in una parte inaspettata, cioè superiore all’1,5-2%, può ridurre il potere d’acquisto delle famiglie, che si rifletterà principalmente nella riduzione degli acquisti di beni e servizi dal mercato. Infatti, l’aumento dell’inflazione colpisce principalmente, e almeno per il momento, quei beni e servizi che le famiglie non possono rifiutare, ovvero i cosiddetti consumi forzati. In dodici mesi si è passati da un contesto deflazionistico a variazioni dei prezzi al consumo superiori al 3% (3,8% a novembre 2021). Il nuovo scenario non ha inciso sugli orientamenti e le inclinazioni delle famiglie a tal punto da modificarne i comportamenti, ma il suo perdurare non può che incidere sulle scelte di consumo.

 

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