La fine del “Made in China”: come il Messico sta prendendo il posto di Pechino

Di Redazione Fn24
Wall Street

(Money.it) Nell’aprile 2023, le esportazioni cinesi sono diminuite del 6,3% rispetto a marzo. Nello stesso mese, le importazioni cinesi sono andate anche peggio, con un calo annuo del 7,9%. Un occhio inesperto potrebbe attribuire questo calo dell’attività di scambio a un effetto prolungato della politica zero-Covid. Tuttavia, le ragioni sono molto più complesse.

Prima di tutto, l’economia della Cina nel suo insieme ha già superato gli effetti di contrazione della politica zero-Covid. Il primo trimestre del 2023 ha infatti visto una crescita del PIL del 4,5%, superiore anche alle migliori aspettative.

Allora perché la Cina commercia meno con il resto del globo?

La «fabbrica del mondo»

«Made in China» è una delle etichette più famose al mondo. È spesso associato a un prodotto fabbricato a basso costo, spesso «outsourced» da grandi multinazionali occidentali. Per decenni, la Cina ha sfruttato il suo bassissimo costo del lavoro per attrarre aziende ricche nella propria nazione. Una strategia che ha funzionato brillantemente.

La Cina è diventata la seconda economia del mondo grazie alla sua forza lavoro. La sua vasta crescita economica in un periodo di tempo così breve non ha precedenti nella storia. Durante i primi 20 anni del XXI secolo l’Occidente ha guardato alla Cina con ammirazione, che ben presto si è trasformata in timore.

Tuttavia, con il miglioramento del PIL cinese e della qualità compl


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