La corsa alle donne nel mondo dell’istruzione sembra inarrestabile e segnata da successi, almeno nell’ambiente scolastico. Tuttavia, questo non è il caso dei corsi di grado superiore, dove le studentesse rimangono una netta minoranza.
Il divario di genere nel mondo dell’istruzione è stato parzialmente colmato negli ultimi decenni, soprattutto nei paesi occidentali e nelle culture più avanguardistiche. Le donne non solo superavano in numero i loro colleghi maschi a scuola in termini di numero e abilità, ma molto spesso li superavano in numero.
Secondo il Consorzio Universitario AlmaLaurea 2019, le donne laureate saranno in larga maggioranza rispetto agli uomini, raggiungendo quasi il 59% di tutti i laureati, più della metà. Non solo, la carriera universitaria degli studenti italiani brillerà molto più delle loro controparti: i dati, infatti, ci dicono che il GPA è 101,1/110 contro 98,6/110 per i laureati maschi.
Tuttavia, questa situazione, che sembra segnare grandi progressi rispetto agli scenari socio-culturali italiani degli ultimi decenni, se analizzata con attenzione e in profondità, ci presenta ancora una volta una situazione di gender gap. La realtà fin qui descritta, infatti, non vale se si prendono a riferimento le materie STEM, ovvero i corsi di laurea in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (indicati appunto con la sigla inglese STEM), dove esiste un livello molto basso . di presenza Sebbene più donne studino nelle università, seguono principalmente corsi di lettere e discipline umanistiche.
Secondo il rapporto AlmaLaurea, infatti, solo 1 donna su 6 sceglie una laurea in STEM, esattamente la metà degli uomini, per i quali questa cifra è di 1 su 3.
Il rapporto Istat, riflettendo la realtà del 2020, afferma che il 36,8% degli uomini è laureato in materie scientifiche e tecnologiche, mentre le donne che hanno scelto materie STEM rappresentano solo il 17%. Ad esempio, nei corsi di ingegneria la quota di donne è del 22%, mentre nei corsi di informatica scende addirittura al 13%.
La situazione evidenzia un aspetto molto interessante: considerando il nostro Paese, si nota che la differenza di genere tra i laureati delle specialità scientifiche e tecniche è più pronunciata al nord. Qui, infatti, il divario tra la percentuale di uomini e donne laureati in discipline scientifiche e tecniche è del 27,7%, mentre al Centro e al Sud tale dato si riduce sensibilmente, dove raggiunge rispettivamente il 14,1% e il 10,1%. Infatti, il nord ha complessivamente più laureati STEM, ma più uomini, mentre il centro e il sud hanno meno laureati in scienze e tecnologia, ma una percentuale più alta di donne.
In termini più chiari, in realtà più idonee dal punto di vista socio-economico e culturale, le donne saranno più facilmente indirizzate verso percorsi non STEM, mentre in ambiti meno avanzati dove generalmente vi è una maggiore disparità di genere. , più donne scelgono materie scientifiche e tecnologiche.
Questo perché le donne qui percepiscono chiaramente questi spazi come uno strumento per colmare il divario di genere, una preziosa opportunità di emancipazione, indipendenza e riscatto sociale. In definitiva, i diplomi STEM diventano un ponte affidabile verso carriere più sicure e redditizie e un futuro più stabile e luminoso, anche dal punto di vista economico.
I corsi STEM, infatti, garantiscono tassi di occupazione più elevati, stipendi più elevati e opportunità di carriera più specifiche. In particolare, i laureati STEM raggiungono un tasso di occupazione dell’89,3%, che è di 4,1 punti percentuali in più rispetto ai laureati non STEM.