Pensioni, clamoroso dietrofront del governo: niente aumento da gennaio

Di Gianluca Perrotti 2 minuti di lettura
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Uno degli ambiti più discussi quando si parla di Legge di Bilancio è quello delle pensioni. Dopo l’annuncio dell’aumento dell’assegno del 7,3% (ne abbiamo parlato qui), dal Governo arriva una sorta di dietrofront che rinvia a data da destinarsi una rivalutazione del monte previdenziale che dovrebbe inoltre essere meno generosa di quanto ipotizzato in autunno.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affermato che ci sarà un adeguamento del valore medio degli assegni pensionistici in linea con l’aumento generale dei costi legato alla crescita smisurata dell’inflazione. Intanto il 31 dicembre si avvicina inesorabile, e con esso il termine ultimo per l’approvazione del provvedimento in modo da evitare il passaggio dell’esercizio provvisorio.

Quando e quanto aumenteranno le pensioni

L’aumento delle pensioni minime da 574 a 600 euro sarà dunque, con ogni probabilità, rimandato a un momento successivo della legislatura. Al momento sembra questa l’unica certezza sul tema, confermata anche dal sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon. Le opinioni diverse non mancano però all’interno del fronte della maggioranza, con Forza Italia che insiste e propone una mediazione che porti a un rialzo da 570 a 600 euro per alcune categorie di over 70, “come chiede Berlusconi”, afferma il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Sulle tempistiche, tuttavia, nessuna novità.

Forza Italia dichiara di voler garantire l’aumento già da gennaio 2023. Silvio Berlusconi parla di un’apertura da parte di Palazzo Chigi a un piccolo aumento dell’assegno, ricevendo la “mezza frenata” da parte del ministro Giorgetti, il quale sottolinea la necessità di calcolare l’entità e l’età di partenza, dai 75 o dagli 80 anni. Sul cammino della Manovra l’ostacol

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