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Stipendi, il taglio del cuneo fiscale è davvero migliore del salario minimo?

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(Money.it) Tra taglio del cuneo fiscale e salario minimo il governo Meloni conferma di puntare sul primo. Intervenuta al Festival dell’economia a Trento, Giorgia Meloni ha posto la questione del salario minimo come un’iniziativa giusta , ma solo sul piano filosofico. Secondo la presidente del cCnsiglio infatti il salario minimo rischio di essere un boomerang; al contrario “è più utile il taglio del cuneo fiscale, che per noi è una priorità. Lo renderemo strutturale e lo allargheremo”, ha detto.

Ancora una volta, per motivare l’assenza di un dibattito politico sul salario minimo è stato utilizzato il sistema della “contrattazione collettiva”. Il rischio, secondo Meloni, è che introducendo un salario minimo per legge c’è rischio che il parametro diventi aggiuntivo e quindi di maggior tutela o sostitutivo e quindi di minore tutela. Un dubbio inutile, dice perché il suo governo sta cercando di fare “una cosa più concreta”. Concreta sì, ma al momento solo fino a dicembre 2023. Se la proposta non venisse riconfermata non lascerebbe nulla se non qualche decina di euro in più al mese per pochi mesi.

La prima grande differenza con il salario minimo sta proprio nella scelta simbolica di interpretare il volere dei lavoratori. Infatti il salario minimo è percepito come metro di misura per la dignità del lavoro. Il salario minimo rimetterebbe in una posizione di vantaggio i lavoratori, per non parlare del peso dello stipendio di questi.

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Il salario minimo e il taglio del cuneo fiscale non sono nemici e potrebbero essere degli alleati per i lavoratori e per gli imprenditori. Eppure per Meloni il salario minimo risulta essere incompatibile con il taglio del cuneo fiscale, prima di tutto perché c’è il rischio che un aumento degli stipendi possa portare a un aumento dell’inflazione.


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