Discrepanza tra le offerte di lavoro delle aziende e la mancanza di manodopera qualificata in Italia

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
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Si definisce Mismatch, ovvero discrepanza tra le offerte di lavoro delle aziende e la mancanza di manodopera qualificata in Italia. Ad indagare il fenomeno Un nuovo rapporto di Censis-Confcooperative fa luce sulla

La ripresa economica nell’era post-coronavirus è frenata dalla mancanza di competenze e talenti che le aziende stanno cercando di trovare in tutto il Paese. Le aziende sono davvero disposte ad assumere, secondo Focus Censis-Confcooperative, ma non ci sono più di 233.000 profili professionali per coprire questa domanda di lavoro. La crescita del PIL nel 2021 potrebbe crescere dal 5,9% al 7,1%, ma solo se le aziende riusciranno a trovare il personale necessario.

Il Report presentato dal presidente di Confcooperative Maurizio Giardini, mette in luce il divario tra domanda e offerta di lavoro in Italia e la mancanza di strumenti specifici per affrontare questo disallineamento: “va rilanciata la formazione di competenze che supportino i processi di cambiamento e appare fondamentale il protagonismo che possono assumere gli Istituti tecnici. La soluzione praticata in questi ultimi anni di tamponare l’insorgenza della povertà anche di chi è occupato è stata sacrosanta, ma senza affrontare alla radice il tema dell’occupabilità. Vanno migliorati gli strumenti di collocamento pubblici con l’aiuto dei privati”.

Secondo gli ultimi dati Istat per il secondo trimestre di quest’anno, il tasso di disoccupazione supera la soglia del 2% nel settore delle costruzioni (2,4%), nel campo dei servizi di informazione e comunicazione (2,1%), nonché in nel campo delle attività creative, sportive e di intrattenimento (2,1%). Valori simili si osservano nel campo della ricettività e della ristorazione (2,3%), che è di 0,4 punti in più rispetto al primo trimestre del 2021. A livello europeo, il tasso di vacancy nel secondo trimestre del 2021 rappresenta il 2,3% tra i paesi aderenti all’euro, con un aumento dello 0,7% rispetto allo stesso trimestre del 2020.
La carenza di 233.500 lavoratori dell’industria e dei servizi nel secondo trimestre del 2021 è pari all’1,2% del Pil: il valore economico potenziale annuo è di circa 21.000 milioni di euro, un “feudo” escluso dal ciclo economico. Se le aziende potessero incorporare questa forza lavoro nella propria forza lavoro, il PIL supererebbe i 1,77 miliardi di dollari entro il 2021 (secondo le stime dell’OCSE), il che inciderebbe positivamente sull’occupazione e sul reddito disponibile, oltre che sui tempi di ripartenza.

Secondo i dati di Linkedin al 20 settembre, delle 153.000 domande di lavoro, il 57,8% è stato pubblicato nell’ultimo mese e il 16,1% nell’ultima settimana. In una settimana le candidature sono state 25mila, in una giornata circa 1600. Il 42,2% dei posti vacanti fa fatica a trovare chi li ricoprirà.

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