IMU: esenzioni per coniugi e per separati di fatto

Di Alessio Perini
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Sul diritto all’esenzione dall’IMU nei confronti dei coniugi si è pronunciata la Corte di Cassazione in ossequio alla sentenza della Corte Costituzionale, che con sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022 ha stabilito una nuova definizione del luogo di residenza principale.

In particolare, con decreto n. 1828 del 22 gennaio 2023, la Cassazione ha introdotto un nuovo orientamento, stabilendo il diritto alle prestazioni per entrambi i coniugi, fatti salvi i requisiti di legge.

Esenzione UMU per la prima casa dei coniugi

Secondo la sentenza, il domicilio principale è il luogo in cui il soggetto ha registrato il domicilio e la residenza abituale, indipendentemente dal domicilio e dalla residenza degli altri familiari.
Secondo la Corte costituzionale, l’articolo 13, comma 2, del d.lgs. 201/11 è illegittimo in quanto distingue tra conviventi o legalmente uniti per accedere alle agevolazioni fiscali. Pertanto, in relazione all’IMU della prima casa, l’esenzione spetta sempre al proprietario che in essa risiede e vi abita abitualmente, indipendentemente dal resto dei familiari conviventi o conviventi. Pertanto, l’IMU non può riscuotere il pagamento per l’abitazione adibita ad abitazione principale, anche in caso di separazione familiare, così come in comuni diversi. Questo perché non tenere conto della residenza anagrafica e della residenza abituale in tale immobile, sufficienti per ciascuno dei coniugi, comporta una netta discriminazione degli effettivi conviventi.

Rimborso IMU per i coniugi separati di fatto

Così, la Cassazione, con la sentenza 1828/2023, ha stabilito che la separazione di fatto, se provata, dà diritto allo svincolo dell’IMU dell’abitazione principale di ciascuno dei coniugi. Il richiamo alla prassi della nuova sentenza apre le porte all’appello. nei casi di diniego dei benefici dal 2023 e, soprattutto, la richiesta di rimborso dell’Imu per i coniugi con prima casa in comuni diversi: le famiglie che hanno già versato l’imposta possono chiedere il rimborso di quanto versato a titolo di imposta. gli ultimi cinque anni (dal 2017 alla prima anteprima nel 2022). Questo è infatti il periodo durante il quale il diritto al rimborso non è ancora scaduto. Nel caso di specie, la residenza dei due coniugi in comuni diversi è stata accreditata attraverso bollette di utenze ed altri documenti che provavano l’effettiva residenza abituale in diverse abitazioni in comuni diversi.

A far pendere la bilancia a favore del diritto all’esenzione era proprio il fatto di abitare in due comuni diversi, fattispecie apparentemente ignorata dal legislatore, dove doveva garantire parità di diritti nei casi in cui era evidente che non vi era attività fraudolenta.

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