Più morti a causa di problemi cardiologici post covid

Di Antonia De La Vega
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Analisi dei titoli azionari quotati a Wall Street come Amazon, Tesla, Microsoft, Facebook, Walmart, Roku, 3M, American Express, Amgen, Apple, Boeing, Caterpillar, Chevron, Cisco, Coca-Cola, Goldman Sachs, Home Depot, Honeywell, IBM, Intel, J&J, JPMorgan, McDonald’s, Merck&Co, Nike, Procter&Gamble, Salesforce.com,The Travelers

Nei prossimi anni in Italia aumenterà la mortalità per patologie del cuore. Il covid infatti ha rallentato la frequenza dei controlli esami e interventi.

Due anni, quelli della pandemia, che rischiano di farci tornare indietro di 20 anni per quanto riguarda la prevenzione di malattie cardiologiche e soprattutto di diagnosi tempestive.

Il monitoraggio proviene  dalla Società Italiana di Cardiologia su 45 ospedali italiani fra novembre 2021 e gennaio 2022: il 68% delle strutture ha tagliato interventi e ricoveri, il 50% esegue meno esami diagnostici, il 45% ha ridotto le visite ambulatoriali, il 22% ha dovuto diminuire i posti nelle Utic.

Questa  rarefazione dei servizi condurrà quindi ad maggior rischio di malattie cardiovascolari entro 12 mesi dall’infezione. A commentare i dati Ciro Indolfi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia:  “Sono dati molto preoccupanti, che testimoniano una situazione di evidente emergenza per i pazienti italiani con malattie cardiovascolari. La variante Omicron e il vaccino hanno ridotto significativamente le forme gravi di Covid 19 e la necessità di finire in rianimazione, invece le conseguenze dirette e indirette della pandemia sulle malattie cardiovascolari sono ancora purtroppo ampiamente sottovalutate. La necessità di reclutamento di posti disponibili per pazienti Covid, spesso usati per garantire la mancata progressione in zone arancione o rossa, la mancata programmazione nei mesi precedenti e le decisioni emergenziali hanno portato a una riorganizzazione sanitaria che ha penalizzato molte cardiologie in tutto il Paese”.

Il maggior rischio di può misurare anche in modo proporzionale al decremento dei numeri degli interventi: sono diminuite le angioplastiche coronariche, l’impianto percutaneo delle valvole cardiache, le procedure per l’impianto di pacemaker e defibrillatori, le ablazioni; sono stati ridotti gli elettrocardiogrammi, le ecocardiografie e i test da sforzo.

Oltre alla scarsità di controlli a penalizzare le sorti de cuore degli italiani anche lo stile di vita, peggiorato in pandemia. “Oggi si registrano 1 milione di fumatori in più rispetto al passato, il 44% degli italiani è aumentato di peso, il consumo eccessivo di alcol  è cresciuto del 23,6% fra i maschi e del 9,7% fra le donne”. A dirlo Pasquale Perrone Filardi, ordinario di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli.

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