(BorsaeFinanza.it) A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Il terzo principio della Dinamica vale anche nel settore degli investimenti ESG, almeno nella sua prima parte. È vero, infatti, che ogni scelta di investimento produce una conseguenza e questa può essere positiva, negativa o entrambe le cose. In particolare quando si parla di investimenti ESG. Un tema che la normativa Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) ha preso in considerazione richiedendo agli asset manager di comunicare gli effetti avversi – principal adverse impact o PAI – delle loro scelte di investimento. Il regime PAI è in vigore da aprile 2022 ma i gestori e i consulenti sono stati chiamati a pubblicare per la prima volta le proprie relazioni, utilizzando le linee guida del regolatore, solo dal 30 giugno 2023.
Ancora pochi gli asset manager che comunicano i PAI
Gli impatti avversi principali sono gli effetti negativi sui fattori di sostenibilità causati dalle decisioni di investimento. La SFDR ne individua 64, di cui 18 devono essere divulgati obbligatoriamente mentre i restanti solo su base volontaria. Gli indicatori coprono una serie di fattori ESG, tra cui le emissioni di carbonio, l’esposizione ai combustibili fossili, i livelli di rifiuti, la diversità di genere, i diritti umani e l’esposizione alla corruzione e alle concussioni.
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