Murales e smog: quando l’arte racconta l’inquinamento e cerca di difenderci

Di Barbara Molisano

Murales non solo capaci di sensibilizzare e trasmettere un messaggio ma anche dipinti con una pittura special assorbente e mangia smog, una speciale vernice capace di trarre a sé gli agenti nocivi e favorire una migliore purificazione dell’aria

Ne esistono diversi esempi non solo famosi per il messaggio che vogliono trasmettere ma anche per gli elementi usati per realizzarli. Sono i murales anti-smog e alcuni esempi possiamo trovarli anche nella capitale del Belpaese. Il murale anti-smog più grande d’Europa si trova infatti a Roma, in Via del Porto Fluviale, nel quartiere Ostiense, uno dei più trafficati della città. Si chiama Pollution Hunt ed è stato inaugurato il 26 ottobre 2018. È stato creato dall’artista di strada milanese Jena Cruz (alias Federico Massa) in collaborazione con Yourban2030 e Air is Art. È in grado di purificare l’aria come una foresta di 30 alberi.

Grazie alla speciale vernice con cui è realizzata, Airlite: nata dall’idea di due italiani, a contatto con la luce, la vernice converte gli inquinanti come ossidi di azoto e zolfo, benzene, formaldeide e monossido di carbonio in molecole di sale , purificando l’aria, dall’88,8% di inquinamento. Creativo, spesso provocatorio, e oggi anche anti-smog.

Sono questi gli affreschi che adornano le mura delle nostre città e oggi, grazie a speciali vernici che assorbono gli inquinanti, sono in grado di fungere da “purificatore” dell’aria che respiriamo. Come un albero o uno spazio verde: un polmone dai mille colori che, respirando, intrappola sostanze nocive come l’ossido di azoto e il biossido di azoto. La street art fa così un passo avanti nel campo dell’ambiente, passando dalla condanna della situazione del nostro pianeta, soffocato dall’inquinamento, ad azioni concrete per proteggerlo. È così che negli ultimi anni sono “fioriti” gli affreschi anti-smog in Italia e all’estero.

Un murale di 300 metri quadrati fatto di smog chiede di fermare il cambiamento climatico. Lo ha fatto a New Delhi, incoronata nel 2018 come la città con i più alti livelli di inquinamento atmosferico al mondo. L’artista, ricercatore italiano di ingegneria visiva e ambientale Andreco. Sul muro della capitale indiana, è nel quartiere artistico di Lodhi, nella colonia di Lodhi (zona centro-sud di New Delhi), a marzo 2019 è stata inaugurata un’opera gigantesca, che rappresenta l’inquinamento dell’aria attraverso la stessa contaminazione. Atmosferico: Per dipingerlo, l’artista ha utilizzato Air-Ink, uno speciale inchiostro ottenuto dalla condensazione delle particelle emesse dagli scarichi delle auto e dai generatori diesel, filtrato per produrre un pigmento a base di carbonio puro. È stato inventato da un ricercatore indiano del Massachusetts Institute of Technology, Anirud Sharma, che in seguito ha fondato la società Graviky Labs con altri colleghi. Il murale di Andreco è una visualizzazione artistica dei dati sull’inquinamento atmosferico con formule chimiche, grafici e numeri provenienti da centri di ricerca nazionali e internazionali come l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la NASA americana e Noaa, il CNR italiano e l’Indian National Institute of Ingegneri Ambientali (Neeri) e Centro Scienza e Ambiente (Cse)- e “nature based solutions”, ovvero soluzioni basate sui processi naturali per risolvere i problemi causati dall’impatto umano, il tutto insieme a figure simboliche che rappresentano il passaggio da un ambiente inquinato da fumi tossici e gas serra in un ambiente pulito formato da nuvole bianche. Il grande albero (reale) al centro del muro, parte integrante dell’opera, gioca un ruolo fondamentale in questo passaggio.

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