(BorsaeFinanza.it) Vai al contenuto
Cerca
Cerca
Close this search box.
L’oro è tornato a brillare sui mercati finanziari. Il bene rifugio per eccellenza in questi giorni di tensione estrema è di nuovo sulla lista degli acquisti. La geopolitica, con i tragici fatti in Israele e a Gaza sta condizionando le scelte degli investitori. Il timore che il conflitto si allarghi spinge gli operatori a coprirsi dal rischio e il metallo giallo è salito di quasi 165 dollari tra il 6 ottobre scorso, giorno precedente l’attacco di Hamas a Israele, a venerdì 20 ottobre quando ha toccato i 2.009 dollari l’oncia. Un incremento di quasi il 9% che ha portato la rivalutazione da inizio anno vicino all’11%.
Secondo l’esperto di materie prime Thu Lan Nguyen di Commerzbank, il conflitto in Medio Oriente rappresenta un “notevole supporto al rialzo per il prezzo del metallo giallo”. Secondo l’analista, se il conflitto dovesse estendersi ad altri paesi della regione, l’oro potrebbe continuare a salire grazie al suo ruolo di bene rifugio. “È molto difficile isolare con certezza un trend definito a causa delle numerose variabili che potrebbero influenzare il prezzo – dice Ivana Ciabatti, amministratore delegato di Italpreziosi -. Fra queste ci sono indubbiamente le recenti tensioni in Medio Oriente che hanno sconvolto i mercati negli ultimi giorni e le incertezze economiche che perdurano ormai da diverso tempo”.
Per l’esperta “di fronte a un deterioramento geopolitico, con l’ipotesi di un ampliamento del conflitto sia geografico sia temporale, il trend al rialzo visto nei giorni passati potrebbe continuare. Al contrario se la situazione geopolitica dovesse migliorare la tendenza potrebbe invertirsi rapidamente”.
“L’oro gode di una solida reputazione come copertura geopolitica anche se spesso i movimenti di prezzo si dissipano rapidamente – spiega Nitesh Shah, responsabile Commodities & Macroeconomic Research di WisdomTree -. Occasionalmente i guadagni dei prezzi persistono e sono molto significativi”. L’esperto fa l’esempio dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre: un anno dopo l’evento le quotazioni dell’oro erano più in alto del 17%. Analogamente, nel caso della guerra dello Yom Kippur di 50 anni fa, a un anno dall’inizio di quel conflitto i valori dell’oro erano più alti di oltre il 47%. Al contrario, nel caso del venerdì nero di Borsa del 1987 i rialzi si sono subito sgonfiati e un anno dopo quella difficile giornata le quotazioni erano scese di oltre l’11%. Occorre dunque muoversi con molta prudenza, anche considerando il contesto attuale in cui i titoli governativi Usa, anch’essi presi di mira come approdo sicuro, offrono un’alternativa molto allettante. Il decennale Usa che è un riferimento per il mondo degli investitori professionali paga oltre il 5%, il tasso più alto dal 2007.
Oro: quotazioni alle prese con la resistenza (conflitto israeliano-palestinese) ha permesso all’oro di riprendersi a pieno titolo la funzione di bene rifugio, caratteristica che aveva perso durante il periodo della pandemia.
In circostanze differenti, l’incontro con una resistenza così importante darebbe avvio
di quota 2.000
Il future sull’oro sembra essere impostato al rialzo nel breve termine, dopo la performance pressoché invariata registrata nella seduta di ieri (0,01%). Dopo un’apertura in linea con la chiusura precedente, infatti, le quotazioni hanno intrapreso fin da subito un andamento fortemente rialzista che le ha portate a realizzare un massimo sul livello 2.003,7, per poi invertire drasticamente la rotta fino a raggiungere un minimo a quota 1,981,6. Nel corso del pomeriggio, poi, i corsi sono nuovamente rimbalzati andando a chiudere sul finale a 1.990,5 dollari l’oncia.
Tale movimento ha permesso al metallo giallo di creare un pattern di analisi candlestick denominato “Doji”, indicante una generalizzata indecisione da parte degli operatori. Situazione che è coerente con l’attuale struttura grafica giornaliera che, dopo la corsa dell’ultimo mese, ha raggiunto la soglia psicologica di quota 2.000, fino a pochi mesi fa
© Borsa e Finanza