(Money.it) Il tasso di disoccupazione, oltre ad essere un indicatore dello stato di salute di una determinata area economica, è utilizzato anche come market mover da fondi di investimento e operatori istituzionali. In questo articolo andremo a vedere perché e come il tasso di disoccupazione e il suo andamento nel lungo periodo influenza l’andamento dei mercati azionari, in qualità di indicatore di sentiment (e non solo).
Tasso di disoccupazione e altri fattori macroeconomici
Quando parliamo di dati macroeconomici è nostro assoluto dovere contestualizzarli e cercare dei legami che abbiano senso dal punto di vista “accademico”. Ricordiamo che quando parliamo di senso accademico in ambito macro ci riferiamo ai legami che ci sono tra i vari fattori macroeconomici, frutto di studi e di ricerca decennale da parte di professionisti nell’ambito della formazione accademica e della ricerca, quindi frutto di studi scientifici basati sulla storicità degli eventi economici.
L’economia “non è una scienza esatta” come in molti sostengono in quanto mossa principalmente dalle abitudini dei consumatori (economia) e dal sentiment di mercato (finanza). Sta di fatto che i legami macroeconomici basilari sono solidi e le relazioni che intercorrono tra i principali dati macro restano comunque delle “certezze” in questo ambito, con l’unica grande incognita del tempo, il famoso “timing” di un evento.
In questo caso stiamo parlando delle correlazioni che intercorrono tra tassi di interesse, inflazione e tasso di disoccupazione, tre fattori realmente correlati tra loro e che legano la finanza (tassi di interesse) all’economia reale (inflazione e tasso di disoccupazione). In questo senso vediamo un forte aumento dei tassi di interesse su scala globale, il tutto incentrato principalmente all’abbassamento dell’inflazione.
Fino a qui è tutto chiaro, le banche centrali stanno aumentando i tassi al fine di abbassare l’inflazione. Cosa succede però all’economia quando i tassi aumentano e l’inflazione scende?
Nella pratica aumenta il costo del credito, ossia il costo per mutui, prestiti corporate, prestiti personali, linee di credito. Il tutto porterebbe ad un rallentamento della velocità di circolazione della moneta, un elemento essenziale per l’inflazione. Ne consegue che un rallentamento economico è frutto di un aumento dei tassi e che l’inflazione è la risultante di questo rallentamento.
Quando rallenta l’economia iniziano le difficoltà e l’indicat
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