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Fisco

Brexit e IVA: le nuove sfide per le aziende inglesi in Italia

Di Barbara Molisano
mercoledì 10 Aprile 2024 - 17:44
2 minuti di lettura
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Londra
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L’Agenzia delle Entrate ha fornito importanti chiarimenti in merito al diritto al rimborso IVA per le società non residenti che operano in Italia, ponendo l’accento sulle complessità derivanti dalla Brexit. Questa decisione getta luce su come le aziende britanniche debbano navigare nel nuovo contesto fiscale post-Brexit.

La risposta all’interpello n. 87

L’interpello numero 87 dell’8 aprile ha sollevato questioni sul rimborso IVA per una società inglese attiva in Italia mediante una stabile organizzazione. La Brexit ha trasformato il Regno Unito in un paese terzo rispetto all’Unione Europea, modificando di conseguenza le regole relative all’IVA e ai relativi rimborsi. La società, che fornisce servizi di consulenza, cercava di comprendere come recuperare il credito IVA accumulato a partire dal 2023.

Le limitazioni per le società con Stabile Organizzazione

L’Agenzia delle Entrate ha sottolineato che, a causa della presenza di una stabile organizzazione in Italia, la società inglese non può beneficiare delle condizioni di rimborso IVA riservate ai soggetti non residenti senza stabile organizzazione. Inoltre, le attività svolte non permettono di attribuire direttamente alla casa madre il credito IVA, rendendo di fatto impossibile il recupero del credito attraverso le vie ordinarie.

Operazioni passive e rimborso IVA

Secondo l’articolo 30, comma 2, del decreto IVA, è possibile richiedere il rimborso dell’IVA solo in presenza di operazioni non soggette ad imposta e qualora il contribuente svolga prevalentemente tali operazioni. Tuttavia, le attività svolte dalla stabile organizzazione fuori dall’UE non sono soggette a IVA, precludendo quindi la possibilità di rimborso.

Il corretto approccio al rimborso

L’articolo 30, comma 3, del decreto IVA apre la strada al rimborso del credito IVA solo sotto specifiche condizioni. Questo pone l’accento sull’importanza per le aziende britanniche di comprendere a fondo e rispettare le normative fiscali italiane post-Brexit, per evitare incomprensioni e garantire una gestione fiscale efficace e conforme.

TAGGATO:aziende inglesibrexitIVA
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