(Money.it) Non servirà il salario minimo, come più volte sostenuto dal governo in carica, ma un problema stipendi in Italia c’è e l’inflazione non ha fatto altro che renderlo ancora più rilevante.
Ne dà conferma l’Ocse con il report annuale Employment outlook 2023, con il quale viene messo alla luce il calo dei salari reali registrato in Italia negli ultimi 12 mesi. Un dato che si è dimostrato ben peggiore rispetto a quello degli altri Paesi europei, confermando che non bastano misure come il taglio del cuneo fiscale per contrastare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni.
Bisogna agire alla fonte, facendo sì che le aziende aumentino gli stipendi e mettendole nelle condizioni di farlo. Misure estemporanee, che tra l’altro riguardano solamente gli stipendi sotto un certo importo (2.692 euro), come il taglio del cuneo fiscale servono infatti a dare solamente un po’ di respiro, rimandando un problema che prima o poi andrà affrontato.
È difficile, infatti, che ogni anno avremo a disposizione 10 miliardi di euro per confermare lo sgravio contributivo e alleggerire il cuneo fiscale, tant’è che già per la sua applicazione nel 2024 ci sono dei dubbi a riguardo.
In Italia c’è un problema stipendi
Che l’Italia abbia un problema legato agli stipendi è confermato dal rapporto Employment outlook 2023 dell’Ocse che analizza le retribuzioni dal punto di vista del salario reale, ossia quel rapporto che c’è tra il salario monetario (quindi quanto effettivamente guadagnato in busta paga) e il livello dei prezzi.
Ebbene, a causa dell’elevata inflazione registrata nel 2022, al 31 dicembre scorso i salari reali risultavano calati del 7%. Una discesa c
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