(BorsaeFinanza.it) I Piani Individuali di Risparmio, abbreviati in PIR, nascono con la Legge di bilancio 2017 per permettere alle persone comuni di investire nelle piccole e medie imprese e allo stesso tempo per consentire a queste ultime di ottenere la liquidità necessaria per gli investimenti di lungo termine. Grazie ai vantaggi fiscali, questi strumenti hanno riscosso un interesse crescente nel tempo da parte degli investitori. I PIR possono essere di due tipi: tradizionali o alternativi. La differenza tra le due forme sta nel fatto che gli alternativi prevedono, come vedremo, soglie di investimento e un profilo rischio/rendimento più elevati.
PIR alternativi: definizione e caratteristiche
I PIR alternativi, o PIR fai da te, sono piani individuali con cui un soggetto può effettuare investimenti in maniera autonoma soprattutto in azioni e obbligazioni di piccole e medie imprese, nel rispetto di determinati requisiti, beneficiando di notevoli vantaggi fiscali. Questi strumenti sono stati creati con il Decreto Rilancio 2020 e si sono aggiunti ai PIR ordinari. L’obiettivo è quello di fornire risorse finanziarie alle aziende italiane di piccola o media dimensione non quotate in un momento molto particolare per il paese, colpito dalla pandemia da Covid-19.
I PIR alternativi sono distinti da quelli proposti da banche e altri intermediari finanziari, soprattutto in merito al discorso commissionale e della trasparenza. La loro costituzione avviene mediante la sottoscrizione di un rapporto di amministrazione, custodia o gestione di portafoglio, operando in un regime di risparmio amministrato. L’apporto risulta in denaro e/o in strumenti finanziari già detenuti. Come i PIR tradizionali, anche gli alternativi hanno un grande vantaggio fiscale, determinato dalla det
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